Smettiamola
Smettiamo di parlare di leader e follower.
Il tango argentino non è una gerarchia,
non è un ordine che parte da uno e viene eseguito dall’altro.
Il tango argentino è collaborazione.
È un dialogo continuo, silenzioso, fatto di micro-ascolti,
di proposte e risposte che nascono nello stesso istante.
Nessuno comanda. Nessuno subisce.
Entrambi partecipano.
Nel tango non si guida: si invita.
Non si segue: si accoglie.
Ci si parla con il corpo,
ci si capisce senza spiegazioni,
ci si adatta l’uno all’altro, passo dopo passo.
Quando funziona davvero,
non sai più chi ha iniziato un movimento
e chi lo ha completato.
Perché il movimento è nato insieme.
Collaborare significa avere responsabilità reciproca:
ascoltare il peso dell’altro,
rispettare il tempo,
prendersi cura dello spazio comune.
Significa rinunciare all’ego per costruire qualcosa che esiste solo in due.
Il tango non premia chi impone,
ma chi sa sentire.
Non vince chi “fa fare”,
ma chi crea le condizioni perché l’altro possa esprimersi.
Questo è il tango argentino:
una relazione viva,
una conversazione in movimento,
un atto di fiducia condivisa.
Fattiditango